HOPE ha partecipato all’evento promosso da Buonenotizie Corriere della Sera con il CEO e fondatore e con l’attrice che fa parte del Comitato Sostenibilità

“È una buona notizia che un fondo si occupi di investimenti sostenibili non solo da un punto di vista ambientale, ma anche sociale. Credo che questo sia il nuovo traguardo della sostenibilità: pian piano ci spostiamo verso una sostenibilità sociale fino ad arrivare a una sostenibilità esistenziale”. L’ha detto Cristiana Capotondi, in qualità di membro del Comitato Sostenibilità di HOPE, lo scorso 29 ottobre nel corso della terza e ultima giornata del Civil Week Lab, cui ha partecipato insieme a Claudio Scardovi, fondatore e CEO di HOPE.

Giornata dedicata ai giovani

Il Civil Week Lab è l’evento dedicato alle persone, al senso civico e all’Italia solidale promosso da Buonenotizie Corriere della Sera. La giornata del 29 ottobre, intitolata “Giovani, protagonisti del cambiamento”, si è articolata in una serie di incontri che hanno visto fra l’altro la partecipazione di Felix Finkbeiner, “il bambino degli alberi”, che ha piantato decine di milioni di alberi in tutto il mondo, e della cantautrice Gaia. Cristiana Capotondi e Claudio Scardovi, intervistati da Elisabetta Soglio, hanno preso parte all’incontro “Finanza e giovani, quale sostenibilità”.

Una sfida antropologica

“La parola esistenziale che ha usato Cristiana è fondamentale”, ha commentato Claudio Scardovi. “Dobbiamo ricordarci che la finanza è un mezzo e non un fine. Al centro della finanza ci sono sempre la donna e l’uomo. La sfida non è finanziaria ma antropologica: cambiare le persone per perseguire un obiettivo comune che è la sostenibilità sociale ed ecologica prima ancora che finanziaria”.

Il nostro futuro

A proposito dei giovani, al centro della giornata del 29 ottobre, Cristiana Capotondi ha affermato: “Credo che le generazioni future siano migliori della nostra e che le difficoltà che stanno vivendo forgeranno i giovani rendendoli ancora migliori. Saranno il nostro futuro e non solo il loro futuro”.
“Mio nonno diceva ‘Mi scoccia morire’”, ha aggiunto Claudio Scardovi. “Intendeva che avrebbe voluto essere nato un po’ più tardi, perché aveva vissuto la povertà della guerra e aveva mancato il benessere proprio delle nostre generazioni, finanziato dagli idrocarburi e dal turbocapitalismo. La sfida della nostra generazione è far sì che i nostri figli fra qualche anno non dicano ‘Vorrei essere nato prima’. La vecchia finanza era ‘Tutto per uno, poco per tutti’; noi vorremmo essere ‘Tutti per uno, anzi tutti per una, cioè l’Italia’”.